ANTENATI GENIALI (novembre 13, 2012)
venerdì, Marzo 9th, 2018
Più il tempo passa, e più i miei morti mi sembrano geni.
Più il tempo passa, e più i miei morti mi sembrano geni.
Devo impegnarmi, essere altruista e fare il mio dovere fino in fondo.
Ma alla fine, quello che conta di più, è il mio diritto ad essere felice.
Non capisco tutta questa smania di essere “uguali”. Ho speso la vita ad essere “diverso”, e me ne vanto. Semmai, voglio essere equivalente.
Voi ci ricordate quelli che hanno dato la vita per la Patria e l’unità d’Italia.
Noi vi ricordiamo quelli che hanno dato la vita per la libertà di parola e il diritto di critica.
Lo chiamavamo “perbenismo piccolo borghese” e lo disprezzavamo. Oggi lo chiamiamo “politicamente corretto” e ne siamo schiavi. Ma si tratta sempre del pensiero unico della maggioranza dominante.
Oggi tutti sono alla ricerca della normalità. C’era un tempo in cui tutti volevamo diventare straordinari.
Dai 6 ai 19 anni sono stato torturato con la grammatica, la sintassi, la pronuncia e l’etimologia dell’italiano, del latino e del greco: perchè? Oggi tutti parlano e scrivono in neoitaliano: un misto di inglese-romanesco-telematico.
Ti fanno passare l’infanzia e l’adolescenza ad imparare a pensare con la tua testa.
Quando sei adulto ti impongono di non pensare.
Nella vecchiaia, ti obbligano a pensare con la testa degli altri.
Caro Lucio,
sembra ieri quando stavano a chiacchierare davanti al teatro di Pugnochiuso. Erano i primi anni Settanta. Mi hai chiesto di diventare il tuo manager. E siccome eri un pazzo di sinistra ed eri in cooperativa col tuo gruppo, io potevo diventare il sesto membro alla pari! Prospettiva di guadagno 600.000 al mese….
Ti ho risposto che le guadagnavo già, ma era una bugìa. La verità era che non mi sentivo all’altezza: uno studente inesperto non poteva farsi carico della carriera di un genio! Ci vedremo presto e, nella seconda vita, rifammi la richiesta: questa volta potrei accettare. Ciao Lucio!
Odio le smancerie, perchè sono l’avvìo di un obbligo alla gratitudine.