Lettera aperta al nuovo Consiglio Direttivo A.I.F. (Guido Contessa/Aprile 1982) |
Invio questa "lettera aperta" al nuovo Consiglio Direttivo dell'AIF, perchè credo di non essere riuscito ad esprimere, nell'ultima riunione, le mie idee con la chiarezza sufficiente. Mi pare anche che la frettolosa e in qualche caso un po' aggressiva, accoglienza riservata alle mie proposte, meriti una replica argomentata e serena. 1-UNA POLITICA PER IL RUOLO DEL FORMATORE. Alcune repliche ai miei interventi hanno frettolosamente liquidato le esigenze che ho espresso, con 1'accusa di "corporativismo" e "garantismo".Credo che la mia carriera professionale stia a dimostrare il mio più complete disinteresse per ogni forma di garantismo e corporativismo. Svolgo da circa dieci anni la professione del formatore "free lance" e godo (fortunatamente) di un reddito che mi dovrebbe porre aldilà di ogni sospetto. Tuttavia è proprio a partire dalla mia ormai acquisita tranquillità professionale che ritengo opportuno aprire un discorso su una "politica della professione", che ritengo necessaria soprattutto per le nuove generazioni e per 1'immagine sociale di questo nostro ruolo. Se l'AIF ritiene che quello del formatore sia un ruolo professionale specifico, non può non porsi il problema del suo sviluppo e della sua tutela. Sviluppo e tutela che vanno necessariamente di pari passo. Trovo giusto che si persegua la linea della qualificazione professionale, ma credo non sia sufficiente.Una professione intanto va definita nel suo specifico. Questo non vuole assolutamente dire che occorre omologare le metodiche o le filosofie dei diversi approcci al lavoro di formatore (impresa impossibile e dannosa). Significa solo che bisogna fare uno sforzo per delineare questo ruolo, differenziandolo per esempio da quello del terapeuta, da quello del dirigente, da quello del venditore. Significa sforzarsi di trovare gli ambiti di sovrapposizione dei diversi campi di applicazione del formatore:qualcuno ha detto che l'AIF è l'associazione dei formatori aziendali, ma non credo che questa linea sia condivisa da tutti. Esistono formatori nel settore pubblico, e nel settore terziario sociale avanzato, che operano con metodi ed etiche del tuttosimili a quelli tipici dei formatori aziendali. E non mi riferisco agli insegnanti,ma ai formatori di insegnanti e di operatori sociali e culturali in genere; ai formatori dei dirigenti scolastici e dei servizi sociali, ai responsabili della formazione degli enti locali grandi e piccoli. Occuparsi di una politica del ruolo del formatore significa contribuire a diffondere una cultura della formazione, che ancora (nelle imprese e maggiormente nel settore pubblico sociale) stenta ad emergere fra gli strumenti di gestione di sistemi complessi. I grandi enti sottovalutano la formazione, anche perchè i formatori non si sono ancora dati fra loro uno statuto professionale che indichi: a) i confini del
ruolo; Non solo gli enti non sanno chi sono e quanti sono i formatori, ma nemmeno costoro lo sanno. Come possono dunque i committenti "usare bene" questa risorsa se nessuno si sforza di offrire indicazioni circa i modi di questo "buon uso"? IN CONCRETO RITENGO UTILE CHE L'AIF SI ADOPERI PER: a- delineare il ruolo del formatore per quanto concerne i compiti specifici, gli standard minimi di competenza, i requisiti minimali di formazione; b- produrre un codice deontologico c- istituire un "elenco nazionale"} d- pubblicare un Annuario dei Formatori (che renda pubblici i curricula)" 2-L'ASSOCIAZIONE Credo siano encomiabili gli sforzi realizzati per ampliare l'AIF fino a questo punto,ma ritengo anche che occorra espandere al massimo la base associativa.In questo senso mi sembra poco lungimirante la decisione di elevare la quota associativa a £.50.000. Tale quota può sembrare bassa per chi non aderisce ad altre associazioni e per chi fruisce dei servizi attuali dell'AIF. Ma per coloro che si devono iscrivere a più associazioni, la cifra cumulativa diventa a volte eccessiva ed impone delle scelte. E' ovvio che, nel dubbio, si scelga di restare associati a quelle organizzazioni che chiedono di meno e offrono di più. Per esempio trovo poco giustificabile che tutte le iniziative AIF siano a pagamento. Questo impone ulteriori esborsi al socio e rende inspiegabile(in termini di servizi acquisiti) la quota di £.50.000. Ritengo più opportune trovare formule differenziate, che facilitino:l) i nuovi formatori;
Il problema dovrebbe essere studiato in base agli interessi dei soci, tuttavia credo che una formula per divisioni, consentirebbe un allentamento del carico organizzativo del CD nazionale ed un aumento dell'interesse dei soci. Un modello simile è già stato applicato da tre anni nella Società Italiana di Psicologia (SIPS).Infine ritengo necessario lanciare qualche iniziativa che aggreghi all'AIF i formatori del settore terziario sociale e pubblico, il cui numero (ad occhio) mi sembra oggi superiore a quello dei formatori del settore aziendale. 3-LE ATTIVITA' La gran parte delle iniziative finora realizzate hanno soddisfatto certamente i giovani formatori, ma credo assai meno i formatori "anziani". Costoro in genere aggiornano il loro know-how attraverso pubblicazioni e convegni internazionali, o cicli formativi promossi dai maggiori centri di ricerca del mondo. Credo che sia invece interessante per costoro trovare nell'AIF un luogo di "scambio di informazioni ed opinioni" o un luogo di "confronto e discussione". Si potrebbero organizzare incontri su temi specifici, introdotti a turno da uno dei partecipanti. Oltretutto simili iniziative, non richiedendo ospiti esterni, sarebbero del tutto gratuite.In conseguenza di quanto detto sopra si dovrebbero prevedere 2/3 giornate di studio fra formatori del settore privato e formatori del settore sociale, trovando argomenti di interesse comune.4-DISPONIBILITA' Consapevole che in un'associazione non è lecito suggerire iniziative senza rendersi disponibili a realizzarle, offro una parte del mio tempo per realizzare:
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