Complessità, e la fiducia che non c'è più (2009)

Viviamo in una società sempre più complessa. Mangiare, spostarsi, usare una banca, curarsi, lavorare non sono più operazioni semplici. Ogni attività umana è complicata da fattori scientifici, tecnologici, burocratici che alcuni considerano la necessaria condizione per i benefici della Modernità, ed altri attribuiscono allo strapotere impazzito della stessa. Non importa qui analizzare le cause della complessità, ci basta sottolineare che oggi gli uomini vivono ed agiscono in modi che non possono capire fino in fondo.

Non possiamo sapere bene se un alimento contiene o no elementi dannosi; se un farmaco sia o no efficace; come funziona un'auto piena di elettronica; come leggere un rendiconto bancario; quali siano i dati giusti sull'occupazione o il PIL; chi sono i buoni e chi i cattivi nel conflitto del Darfour. E così via per migliaia di questioni che affrontiamo quotidianamente. Siamo tutti come scimmie alla guida della grande nave stellare Enteprise.

In una situazione del genere la Modernità ci aveva abituati a credere agli scienziati, ai giornalisti, ai politici che ci rappresentano. Gli scienziati producono la complessità, i giornalisti ce la spiegano, i politici ci garantiscono che non produca danni. La Modernità ci ha detto di confrontarci con la sua complessità, fidandoci dell'etica dell'università, degli Ordini professionali, della politica.

Poi gradualmente e inesorabilmente la fiducia ha iniziato la china della sua sparizione. Gli scienziati hanno iniziato a tradirci mettendosi al servizio delle truffe, delle sofisticazioni, dei finanziamenti, delle faide politiche. I giornalisti hanno continuato a tradirci trascurando le verifiche, mentendo spudoratamente, vendendo le loro penne ai potentati. I politici hanno aggravato il tradimento anteponendo l'interesse personale all'etica e all'interesse pubblico. Dopo decenni di tradimenti, oggi nessuno crede più a nessuno.

Quando arrivano il giornalista ed il ministro a dirci che l'influenza sarà leggera, scommettiamo sul numero di decessi che avremo. Quando lo scienziato afferma che un farmaco o un alimento fanno bene, ci chiediamo quale multinazionale lo paga. Quando il politico afferma che la crisi sta passando, ci viene voglia di chiedere conferma al coinquilino disoccupato o al parente sfrattato. Quando poi tutti insieme ci spiegano che nel Darfour i cattivi sono una parte, siano immediatamente spinti a credere che i cattivi sono gli altri.

Decenni di tradimenti ci hanno portato a non credere più a nessuno e a desiderare finalmente qualche punizione, non necessariamente penale, ma almeno morale. Vogliamo che siano puniti i giornalisti ed i medici che ci hanno detto per mesi che l'influenza assassina per l'Italia non era un problema. Desideriamo che siano puniti i banchieri, gli economisti ed i politici che non solo non hanno previsto e prevenuto la crisi che stiamo vivendo, ma che da mesi ne minimizzano la portata: alla faccia dei milioni di sottooccupati o disoccupati. Auspichiamo che siano punite le classi dirigenti aquilana e siciliana che hanno sostenuto o almeno non prevenuto i disastri edilizi che la natura ha messo in luce.