PER UNA TEORIA DELLE SKILLS PSICOLOGICHE di Guido Contessa* | ||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||||
Sommario:
L'articolo affronta il problema della definizione
delle skill psicologiche. La tesi dell'autore è che
le skill siano le unità base del comportamento operativo,
allo stesso modo con cui gli atomi lo sono per la materia. La loro
definizione richiede, per analogia con quanto già avvenuto
per la fisica, una consensualità provvisoria della comunità
dei formatori. Una tassonomia possibile è quella ispirata al
contesto informatico, che dispone di tre livelli di capacità
(sistema operativo, programmi applicativi, programmi accessoriali)
interattivi fra loro e con l'hardware. La tavola degli elementi ha
impegnato i chimici; le costellazioni subatomiche i fisici; la mappa
del Dna è la sfida dei biologi; la geografia e la dinamica
dei computer è al centro del lavoro degli architetti informatici:
l'"albero dell skill" è il compito che aspetta
i formatori sulla soglia del nuovo secolo. Premessa meta-teorica In riferimento ad un qualsiasi operatore, col termine "competenze" si indicano sia i confini della sua azione (competenza come area riservata di intervento), che le capacità cui egli deve ricorrere per occupare il suo territorio. Le capacità indicano l'ampiezza e la profondità di azione (capienza) che l'operatore possiede, ma anche il tempo che gli necessita per ricorrere ad essa. Potere e velocità (cioè spazio e tempo) sembrano dunque essere gli assi cartesiani delle capacità.Le capacità di ogni operatore possono essere classificate nelle tre aree che presiedono al comportamento: cinestesica (movimento, manualità, sensi); estetica (emozioni, cuore, affetti); ed etica (razionalità, mente, cultura). Naturalmente la divisione in queste tre aree è puramente descrittiva. Ogni soggetto è infatti un insieme nel quale le parti suddette si intrecciano e si influenzano inestricabilmente. La famosa distinzione fra sapere cognitivo, saper fare strumentale e saper essere psicologico è una tassonomia delle capacità utile solo a fini semantici e pragmatici, non certo euristici. La complessità del sistema uomo è tale che ogni analisi partitoria risulta forse utile, ma sempre riduzionista. D'altronde è in questo modo che ogni scienza, anche e soprattutto la scienza biofisica, procede per approssimazioni alla spiegazione e descrizione del mondo. Dall'atomo di Democrito ai quark, dalla "ghiandola pineale" agli ormoni, tutta la scienza ha sempre operato per classificazioni, schematizzazioni, e riduzioni. Oltre a ciò, le scienze "dure" si sono sviluppate grazie a due principi meta-teorici, solo di recente resi espliciti. Il primo, ben descritto da T Kuhn (1) riguarda la natura consensuale del paradigma scientifico dominante: dagli assiomi della geometria euclidea o della matematica pitagorica ai sistemi di misura del tempo e dello spazio. Le fondamenta delle scienze sono sempre state un fatto di consenso all'interno della comunità scientifica. Il secondo, proposto da B. Mandelbrot (2) concerne il rapporto fra scientificità e livello di definizione. Il teorico del frattali ha evidenziato come il profilo di una costa prodotto dal satellite, non è meno esatto o meno scientifico del disegno della stessa fatto dai cartografi che camminano sulla battigia, o di quello di fisici che misurano le asperità frattali della stessa, tenendo conto di ogni granello di sabbia. Il livello di definizione cambia di valore in funzione dell'uso ed in conseguenza del consenso esplicito su di esso. Il satellite, i cartografi ed i fisici descrivono la stessa costa, sia pure con enormi differenze di misura e con approssimazioni diverse, utili per usi diversi. La psicologia deve ispirarsi alle scienze più evolute, senza sentire le sue approssimazioni come debolezza o colpa. Deve dunque accettare, nella sua ricerca, le riduzioni, la consensualità e la varietà dei livelli di definizione. Con una particolarità in più, di cui la psicologia può essere orgogliosa: la inscindibilità e la reciproca influenza fra soggetto e oggetto. Da sempre la psicologia ha intuito che fra il mondo (oggetto) e lo scienziato che lo osserva (soggetto), esiste un legame di interdipendenza, cui le scienze fisiche sono pervenute più tardi, col principio di indeterminazione e la teoria quantistica. Questo significa che per la psicologia è acclarato ciò che per le scienze "dure" è ancora discusso: che ogni paradigma è fissato e confutabile, in relazione al contesto in cui agisce. Il concetto lewiniano di "campo", con le dinamiche correlate, è un paradigma forte, generativo, anche per la questione delle skill. Queste sono infatti sia la capacità di fare che la potenzialità di fare. La prima è un dato fenomenologico, mentre la seconda è un precipitato dell'incontro fra le risorse dell'attore e la situazione, il campo, il contesto. II concetto di skill (capacità, competenza) è legato al presente fenomenologico, ma, nel suo versante di capienza e potenzialità, è legato al futuro della situazione, della volontà, del progetto. Il futuro determina le skill presenti non meno del passato. Le capacità psicologiche dei formatori Affrontando il problema delle capacità psicologiche di quella categoria particolare di operatori che si occupano di formazione, non possiamo non segnalare come prima cosa l'ultimo punto del precedente paragrafo. Le capacità oggetto dell'indagine prendono forma e si plasmano in relazione al contesto in cui si esprimono, ed all'osservatore (soggetto) che le rileva. La relazione fra formatore e formandi crea una particolare mistura, nella quale le parti dell'uno e degli altri si fondono, sia pure parzialmente e temporaneamente, si alterano, generano capacità nuove, o gradi diversi di capacità esistenti. H. Haken, nel suo "Sinergetica" (3), descrive il processo per cui le diverse onde del laser, oscillano per un po', come alla ricerca dell'onda sulla quale convergere e concentrarsi. L'insieme è un potenziale laser (con capacità potenziali) che si attualizza in base alla posizione e distanza degli specchi che lo racchiudono. Tutte le onde sono potenzialmente "capaci" di diventare attrattori, ma è il campo che determina quale di esse lo sarà.In secondo luogo occorre precisare che un operatore dispone di almeno tre classi di capacità (cognitive, strumentali e psicologiche), anch'esse fra loro interagenti. Lo scorporo delle capacità psicologiche o skill dalle altre, è dunque una riduzione. Chi fa formazione constata quotidianamente le interferenze (chiamate resistenze o difese) fra le skill psicologiche e le competenze teoriche o strumentali. Oppure gli effetti benefici che hanno sulle skill psicologiche i successi nelle performances strumentali. Le esperienze di formazione informatica testimoniano il peso che le skill psicologiche hanno su un apprendimento apparentemente freddo e tecnico. Inoltre va sottolineato che il lavoro di ricerca sulle skill psicologiche è relativamente recente e marginale, per cui la psicologia si trova oggi nelle condizioni di iniziare un'opera di tassonomia consensuale simile a quello che le scienze biofisiche hanno affrontato un secolo fa. La tavola di Mendeleieev delle skill psicologiche deve ancora essere scritta, e per esserlo richiede ancora tante risposte e mediazioni. Infine, per le skill psicologiche, dobbiamo convenire a quale livello di definizione ci interessa attestare e per quale uso. È probabile che per la selezione di operatori possiamo accontentarci di un livello di definizione abbastanza aggregato (molecolare), mentre per la formazione dei formatori dobbiamo pervenire ad un livello di definizione sub-atomico. L'articolazione dei diversi livelli di definizione rimanda alla necessità di una ricerca su strumenti di misura accertati consensualmente dalla comunità dei formatori. Pur con tutte queste premesse e precisazioni, possiamo avviare una definizione sulle skill psicologiche dei formatori partendo da una formazione semantica del campo di ricerca. Per formatore qui intendiamo "chiunque si occupa professionalmente per produrre o trasferire apprendimenti". Il legame fra il termine di formatore e quello di apprendimento indica esplicitamente il carattere relazionale o contestuale dell'azione formativa. Formare non è un'azione che si può fare a prescindere da un risultato, che consiste nel passaggio di stato di un altro soggetto, da una condizione iniziale ad una finale diversa. L'identificazione formatore= apprendimento indica anche che la formazione si diversifica da altri tipi di passaggio di stato (non necessariamente legati all'apprendimento) come quelli definiti dai termini "guarigione" o "esecuzione", che attengono rispettivamente alla terapia ed al comando. Il formatore è un operatore che produce apprendimento attraverso il metodo scientifico-professionale moderno (ipotesi, osservazione,interpretazione, intervento, evaluation ) e mediante tecniche didattiche specifiche. Altri operatori (genitori, predicatori, avvocati ecc.) producono apprendimenti, ma lo fanno senza ricorrere ad un metodo o a tecniche didattiche specifiche. L'applicazione di un metodo indica il possesso di capacità professionali aspecifiche , comuni a tutti i professionisti moderni; mentre l'uso di tecniche didattiche specifiche richiede capacità peculiari, che attengono alle tre classi già descritte: cognitive, strumentali, psicologiche. Ogni formatore deve ricorrere ad un mix delle tre classi suddette sia pure in dosi diverse. Il formatore padrone di una tecnica, (per esempio un maestro di tennis o un addestratore informatico) non può fare a meno di avere conoscenze teoriche (sul corpo umano o sull'hardware), ne può essere privo di skill psicologiche (per motivare, incuriosire, stimolare, supportare). Il formatore centrato sull'apprendimento cognitivo (per esempio il docente di una disciplina) oltre a conoscere molto bene la teoria di cui parla, deve possedere abilità strumentali nell'uso dei sussidi didattici o della retorica, ma anche essere padrone di alcune skill psicologiche come l'autorevolezza e la comunicativa. L'operatore addetto alla formazione psicologica (un trainer di T-Group o un tutor di apprendimento) è specializzato nella facilitazione dei processi di apprendimento e perciò deve avere conoscenze teoriche e abilità tecnico-strumentali, ma soprattutto deve possedere tutte le skill psicologiche che saranno oggetto del suo lavoro. E appunto skill vengono chiamate le competenze psicologiche, per distinguerle dalle capacità cognitive e dalle abilità strumentati. La metafora informatica Per l'illustrazione della tassonomia delle skill psicologiche, può essere di una certa utilità ricorrere alla metafora informatica. A cosa ci si riferisce quando si parla di "capacità" di un computer? Esiste una capacità dell'hardware, cioè della struttura, che rimanda sia alla capienza (Hard disk e Ram contengono i byte in archivio mnemonico a lungo ed a breve termine), sia alla velocità di funzionamento (oggi arrivata ai processori MMX300). Questa può essere paragonata alla struttura mentale del soggetto, con le sue capacità mnemoniche, logico-matematiche, motorie. Possiamo dire che un hardware predisposto per l'upgrading è come un soggetto con una struttura mentale aperta, capace di estendersi più volte. Il rapporto fra il vecchio ENIAC, grande come un palazzo e tutto valvole, e gli odierni portatili a colori, evoca la struttura mentale di un contadino di fine Ottocento rispetto a quella di un odierno operatore di impresa avanzata. Nessuna differenza sul piano dell'etica o del pensiero filosofico di base (entrambi hanno lo stesso rapporto con Dio e cercano le stesse risposte alla vita), ma un abisso sul piano della capienza e della velocità. Come il portatile ha una capacità 1000 volte superiore, il lavoratore moderno dispone di informazioni 1000 volte più numerose e di accesso più veloce. Le capacità dell'hardware si collocano su una scala che indica il grado di controllo sullo spazio (memoria) e sul campo (velocità).Ma esiste soprattutto una capacità del software, cioè dei processi "mentali" del computer. Qui possiamo fare una divisione in base alle funzioni ed al livello di definizione. Esiste un software che si chiama sistema operativo (i più comuni sono il vecchio Dos e il moderno Windows ) e che definisce il tipo e le capacità dello scenario, dell'ambiente, del contesto nei quali le capacità si esprimono. Il sistema operativo corrisponde alle capacità e fornisce "skill " aspecifiche che consentono le connessioni, le articolazioni, le evoluzioni dell'interno dell'apparato. Esso è anche un attuatore del potenziale dell'hardware, come una cultura che facilita l'espressione di capacità della struttura. Un contadino potenzialmente intelligente e creativo, può esprimersi al minimo lavorando come bracciante, oppure può studiare, viaggiare, stabilire relazioni che fanno esprimere al massimo, ed in modi prima ignoti, le sue capacità. Un PC 486 che monta il sistema operativo Dos, può fare meno cose ed in più tempo (cioè esprime meno capacità) che se monta Windows 95. Il sistema operativo è ancora un software aspecifico, cioè un insieme di capacità-quadro poco specializzate. Se si vuole usare il computer per scopi grafici o per comunicare via Internet o per fare calcoli, occorrono più specifici strumenti di software, detti programmi applicativi. Word, Publisher, Excel, sono fra i più noti programmi applicativi della Microsoft, ma esistono centinaia di produttori che offrono migliaia di programmi applicativi. Questo testo è scritto con il vecchio e glorioso Wordstar, che oggi è un cimelio, ma solo 5 anni fa era il principe dei programmi applicativi di scrittura. Ciascuno dei programmi applicativi ha una vocazione, una missione specializzata, cioè è capace di fare qualcosa bene, ma non tutto: Word serve per scrivere, Publisher è adatto a fare grafica non professionale, Excel è dedicato ai numeri. Ogni programma applicativo è una capacità specializzata. Da esso non dipendono ne la capienza di memoria, ne la velocità delle operazioni che attengono al sistema operativo, ma la capacità di eseguire alcune operazioni specifiche. Anche se il modo con cui i programmi operativi agiscono non è senza influenza sulle aree di competenza del sistema operativo. Non è raro infatti che un programma applicativo confligga con un sistema operativo, o che viceversa, ne valorizzi le capacità. Questo accade anche nelle capacità umane. La capacità logico matematica è aspecifìca, e corrisponde al sistema operativo. Ma il modo con cui facciamo le operazioni di calcolo, cioè il programma applicativo che usiamo , amplia o accelera la nostra capacità logico-matematica. Per fare una divisione, il sistema moderno è più efficace del ricorso al pallottoliere: possiamo far e divisioni fra numeri di dieci cifre ed in meno tempo. Il software applicativo specializza quello operativo, anche se dipende da esso e lo influenza; possiamo dire che le capacità ai diversi livelli, sono interdipendenti fra loro. Entrambi, inoltre, hanno una qualche relazione biunivoca anche con l'hardware, pur essendo questo meno permeabile e flessibile. Infine esiste una terza classe di software che sono le funzioni dei programmi applicativi. Per esempio, tutti, oltre a fare il loro compito, consentono di stampare. Alcuni hanno la funzione accessoria di inserire files-audio; altri possono collegare direttamente con Internet; altri ancora consentono di spedire ad indirizzi diversi la stessa pagina scritta. Le funzioni sono decine per ogni programma applicativo; alcune sono comuni a molti programmi, altre attengono ad uno solo. Si tratta dunque, in qualche caso, di capacità aspecifiche, in altri di capacità specializzatissime, affiancate a capacità specifiche come quelle dei programmi applicativi. La metafora ora appare chiara: l'hardware è la struttura mentale, il sistema operativo corrisponde alle capacità aspecifiche, i programmi applicativi stanno per le capacità specializzate, e le funzioni sono componenti ultraspecializzate o aspecifiche dei programmi applicativi. I quattro livelli di definizione sono tra loro interattivi, si influenzano a vicenda, confliggono o cooperano, si attualizzano o riducono l'un l'altro, Quando chiediamo cosa sa, sa fare o sa essere un computer, a quale di questi livelli ci riferiamo? Non è una riduzione rispondere riferendoci ad un solo livello di definizione? E la capacità dell'operatore (cioè dell'altro che influenza il campo del computer) non determina forse in larga misura l'espressione del potenziale di un PC? La metafora chimico-fisica Una
metafora meno meccanicistica, più vicina alla libertà
tipica delle questioni umane, è quella ispirata al mondo della
chimica e della fisica. Mendeleieev, Bohr e Einstein sono tre nomi
simbolo cui ci ispiriamo e di cui la psicologia delle skill avrebbe
bisogno per evolversi. Il primo stabilì la tavola degli elementi
basici della chimica, i mattoni dell'universo materiale, con le rispettive
composizioni atomiche. Per quasi un secolo la comunità scientifica
ha fatto propria una descrizione dei mattoni dell'universo che definire
approssimativa è poco. Eppure questa descrizione approssimativa
è valida ancor oggi e serve ed è servita ad un'infinità
di operazioni pratiche. La tavola è una tassonomia di molecole
elencate in ordine crescente nella composizione. Le molecole sono
aggregati di atomi, cioè sono gruppi di relativamente grande
dimensione. Esse indicano un concetto molto sintetico e un livello
di definizione iper-atomico. Fra le skill psicologiche del formatore
possiamo indicare come molecola il concetto di "autorevolezza", che
è intuitivamente un composto pluriatomico. Con questa definizione
molecolare, una volta trovato il consenso nella comunità psicologica,
potremmo già operare a molti livelli significativi. Si tratta
di un aggregato e di una capacità aspecifica (nel senso che
non è tipica solo del formatore), ma è pur sempre un
punto di partenza. Se riuscissimo a fare la tavola di Mendeleieev
degli elementi molecolari (cioè delle skill aspecifiche) del
formatore psicologico, potremmo fare molti passi avanti. Dopo Mendeleieev,
Bohr tentò con successo una descrizione del mondo atomico,
cioè sub-molecolare, individuando il famoso modello "sole-pianeti".
Lo schema descrive il mondo atomico, non più come il democriteo
mattone indivisibile, ma come un sistema plurale, composto da un nucleo
centrale (il sole) ed uno o più elettroni orbitanti intorno
ad esso (i pianeti). Il gruppo molecolare viene concepito come una
comunità di gruppi. L'atomo diventa "tomabile" cioè
tagliabile, ed è simile ad un programma applicativo a funzioni
plurime, specializzate e non. Lo schema di Bohr indica anche il perché
ed il come ogni atomo opera legandosi o meno ad altri, nel creare
molecole. Ogni atomo è specializzato sia in relazione con gli
altri cui si lega, sia in dipendenza delle funzioni sub-atomiche che
contiene. Molecole, atomi, elettroni sono tre componenti e tre livelli
di definizione della materia. Come si vede nella Tavola 1, possiamo
ipotizzare che la molecola "autorevolezza" sia un composto del tipo
S5I2 (5 atomi di sicurezza legati a 2 atomi di investimento). A sua
volta l'atomo di Investimento comprende un nucleo (energia, eros?)
ed almeno tre elettroni: calore, attenzione agli altri, concentrazione
sul qui ed ora. Queste descrizioni sono molto aleatorie, ma non più
quanto lo era quella di Bohr. Possono sembrarlo di più, perché
l'osservazione dei comportamenti umani è meno oggettivabile
di quella dei comportamenti atomici. D'altro canto, il consenso sulle
osservazioni delle scienze fìsiche è legato al consenso
sui mezzi di rilevazione (occhio nudo, microscopio, acceleratore di
particelle), cioè alla tecnologia. Nel settore delle skill
abbiamo un oggetto di osservazione molto più discreto e aleatorio,
e paghiamo un forte debito di consenso e di arretratezza tecnologica.
Ma non è assurdo ipotizzare che se nelle scienze umane operassero
gli stessi mezzi economici e tecnici delle scienze fisiche, avremmo
rilevazioni più accurate che la comunità scientifica
potrebbe considerare, sia pure per consenso e temporaneamente, obiettive. La tavola
allegata Conclusioni e applicazione del modello ai formatori Le
competenze psicologiche del formatore sono un territorio ancora tutto
da esplorare e sul quale la comunità dei professionisti e degli
accademici deve iniziare ad interrogarsi. Come è vero che finora
abbiamo (per usare una famosa metafora di Musatti) acceso e spentola
luce anche senza aver risolto il conflitto fra teoria corpuscolare
e teoria ondulatoria, è anche vero che facciamo formazione
psicologica e formiamo i formatori con un certo successo senza sapere
bene quante e quali siano le loro (e le nostre) skill psicologiche.
Tuttavia questa vaghezza e totale assenza di consensualità,
indebolisce la nostra professione. Non sapendo definire e spiegare
dò che facciamo, non abbiamo armi ne per convincere i committenti
a sostenere la formazione psicologica, ne per difendere il mercato
dai sedicenti formatori. Tavola 1 - Modello analisi delle skills psicologiche di base, nel formatore di gruppi autocentrati (Guido Contessa - Arips, 1997)
Tavola 2 - Modelli e stili del formatore (Guido Contessa - Arips, 1997)
Tavola 3 - Operatore della formazione psicologica: formatore d'aula in base al modello di G. Contessa (1987)
Note 1
Kuhn T.S., Ln struttura delle rivoluzioni scientifiche, Einaudi, Torino,
1978. Bibliografia Aa.Vv., La. formazione
psicologica, Cittàstudi, Milano, 1994. * Estratto da PSICOLOGIA ITALIANA, Anno XV n.3, settembre-dicembre 1997, Patron Editore, Bologna, pag.7-13 |