SKILLS PER IL TERZO MILLENNIO


Come siamo stati, come siamo, come potremo essere. Definire e dare forma alla nostra storia per tentare la previsione. Cogliere il senso profondo e trasversale della trasformazione, segnare un tracciato di riferimenti significativi, per l'individuo e per la società.
Guido Contessa, in questo articolo, ci offre un ritratto suggestivo, composto di immagini, valori, competenze necessarie e rischi che caratterizzano la nostra società verso il terzo millennio, realizzato con i colori delle metafore e dei simboli della psicocologia sociale.

Anticipare per formare

Imbarcarsi in una periodizzazione dei fenomeni sociali è sempre un'impresa temeraria, così come avventurarsi in ipotesi sul futuro. Chi lo fa deve aspettarsi una valanga di critiche, anche se permette decine di "distinguo" prudenziali. D'altro canto, come vedremo, è tipico dell'epoca post-industriale l'imperativo anticipatorio e occupandomi di interventi formativi sono obbligato a scrutare il futuro. Che sensp ha formare le persone a fare ciò che la società chiedeva loro ieri?
Tanto per dovere, faccio un paio di premesse. La prima è che una periodizzazione a atre stadi non ha alcuna giustificazione. Potremmo farne una a dieci stadi e una a soli due stadi: il tempo è solo un nostro modo di scandire i fatti, cioè una punteggiatura che mettiamo nel libro della Storia. Molti hanno lavorato su modelli a due tempi: società industriale e società dell'informazione; società moderna e post-moderna; società del Carbone e società della Luce; ventesino e ventunesimo secolo. E' abbastanza semplice vedere il prima, affasciante anticipare il dopo: difficile parlare del "durante".

Inoltre le epoche non cambiano in giorni precisi. A livello individuale il passato ed il futuro sono “psicologizzati” sotto forma di ricordi o progetti; mentre a livello sociale il passato ed il futuro convivono col presente in forme materialissime, come leggi, l’architettura, le imprese avanzate e le convivenze sperimentali.
Non ci è dubbio che oggi possiamo identificare bene i residui degli Anni Cinquanta (ed anche molto più indietro), come le anticipazioni del Terzo Millennio.
La seconda premessa è che, a ben vedere, gli Anni Settanta possono essere considerati una fase reattiva ai decenni precedenti, una sorta di speculare rovescio della medaglia: quindi poco meritevoli di rappresentare una £fase a sé”.
Malgrado queste due premesse, ho pensato di fare questa periodizzazione a “tre stadi” perché gli Anni Settanta hanno molto significato molto, nel bene e nel male, per il mondo ed hanno prodotto uno shock emotivo su cui è impossibile stendere la coltre dell’oblio. Essi hanno prodotto una tale salita della temperatura del Pianeta, da far dire a qualcuno che oggi si sente solo un “grande freddo”. E forse è vero, i Settanta sono stati la grande estate del secolo e perciò non vanno dimenticati. Gli Ottanta sono l’inverno del secolo: una stagione fredda, ma con le giornate che man mano si accorciano, la luce che aumenta ogni giorno …e un’altra primavera alle porte!

Fino alla fine dei Sessanta

L’immagine che possiamo dare della Società fino alla fine degli Anni Sessanta è quella di una solido molto compatto come la Piramide. Questa figura offre l’idea della compattezza unita alla gerarchia; del vertice ristretto ben piantato sopra una base ampia; della convergenza unitaria verso il “centro in lato”. Nella Piramide c’è il simbolo della storia della Società Industriale Moderna, anche perché suggerisce un’altra immagine ideale tipica e dominante nel ventesimo secolo: la Strada in salita o la Scalinata.
L’umanità è vista camminare verso il futuro sempre migliore, aiutata dai Lumi e dal Progresso Scientifico. Camminare in salita è compito sia del singolo che dell’intera umanità, e sono chiari sia la meta sia i percorsi, perché la Piramide è una monolite.
La compattezza si fonda soprattutto su una sostanziale condivisione dei valori e delle Immagini che
presiedono alla vita quotidiana. Il piano etico ed il piano scientifico si sovrappongono e si intrecciano: ciò che è buono per un livello è buono anche per l’altro.
Qualcuno da tempo andava mettendo dubbi su questa equazione, dopo Hiroshima, ma era considerato un guastafeste. La generalità degli uomini industrializzati rispettava il principio d’Autorità, la morale tradizionale, la famiglia, la Legge: in una parola, possiamo dire che dominava il “codice paterno”, in termini etici. In termini scientifici il valore era quello del Progresso Illimitato e della Oggettività della Scienza, nonostante Freud ed Einstein. Il solo problema era quello di “cosa fare” (know what) per realizzare la Società migliore possibile: problema cui la Conoscenza avrebbe presto trovato soluzione.
L’uomo-massa orientava la sua vita sul privato, secondo i valori del Lavoro, della Famiglia e delle Chiesa (o di un Partito), con l’ispirazione di “essere come” gli altri. Molte le nobili battaglie per i diritti civili e l’uguaglianza, pur all’interno di una solida integrazione collettiva.
All’interno della compattezza piramidale del sistema sociale si agitano ovviamente molte dinamiche psicologiche. Il rapporto conformismo/devianza è al centro del dibattito nelle scienze umane e delle arti (ricordiamo Merton per le prime e Kerouac e Brando per le seconde). In un sistema piramidale la questione dell’appartenenza è cruciale: cosa è dentro e cosa è fuori? Come si gestisce chi è fuori?
In termini psicosociali possiamo dire che fino alla fine dei Sessanta dominavano la Cultura di Coppia e il Sentimento del Passato; in termini psicoanalitici potremmo definire quel periodo come basato sul Senso di colpa e la prevalenza della posizione depressiva, dove il dare e la dipendenza erano tratto dominante e dove la maggioranza degli individui era in “fusione” con la società.
Fino alla fine degli Anni Sessanta lo sviluppo socioeconomico e culturale è stato progressivo per il mondo Occidentale, ed in senso psicologico questo è coinciso con una diffusa unità e un notevole senso di sicurezza individuale e sociale. Credo che solo a queste variabili psicologiche si debba il veloce superamento di ben due traumi bellici di proporzioni planetarie.
I pericoli e gli svantaggi di quell’epoca sono stati evidenziati in centinaia di studi: il processo di progressiva massificazione, la conservazione delle disuguaglianze sociali, la repressione di molto potenziale di creatività e di umanità individuale.
È ovvio che un sistema sociale non può reggere se le skills di milioni di uomini non sono funzionali ad esso. Quindi il sistema scolastico e culturale favoriva alcune skills e non altre, in una logica coerente con l’immagine della Piramide.
Così l’homo faber dell’Evo Industriale doveva essere capace di adattarsi e integrarsi; di dipendere o di comandare, di delegare o di essere delegato; doveva pensare in modo binario o lineare (giusto-sbagliato, vero-falso, causa-effetto, prima-dopo) in coerenza con la idea dio Strada e di Autorità e di Progresso; doveva saper gestire le organizzazioni e il loro aspetto principale, la razionalità; doveva dunque sapere imparare la scienza e la tecnica moderne; doveva saper intervenire, cioè agire di fronte ai problemi.

Gli anni Settanta

L’immagine di questo periodo è quella della Frantumazione. Già molte crepe si erano formate sotto il manto della Piramide degli anni Settanta, specialmente causate dalle evidenti contraddizioni che conteneva. Una società fondata sull’individualismo aveva prodotto la maggiore massificazione della storia; una società fondata sui valori tradizionali, stava adorando sempre più il dio Consumo; una società conservativa stava accelerando il suo tasso di cambiamento tecnico. Ma i critici della società industriale moderna erano riusciti in più di un secolo a fare quello che i giovani fecero nel solo 1968. l’enorme vaso della società occidentale è sembrato esplodere in mille pezzi nel giro di una stagione. I pezzi si sono subito schierati gli uni contro gli altri, in una enorme Trincea prima generazionale, poi classista, infine sessuale.
Il valore emergente fu la Ribellione o l’Antagonismo. Alla morale tradizionale si è sostituita una morale individuale, con la esplorazione di nuove forme di vita e di comportamento. Alla Oggettività si è opposta la Soggettività; alla Scienza la Affettività e le Emozioni, alla Razionalità astratta la Corporeità concreta: la Diversità, l’Handicap, la Emarginazione (cioè l’essere diverso e l’essere “contro”) hanno preso posto dell’ “essere come”.
Per un certo verso questa rivalutazione della Diversità, unita ad una sostituzione del valore Privato col valore Pubblico, ha posto alla ribalta un codice Materno poi sancito dal Welfare State.
Il gruppo di coetanei o di coloro “che hanno gli stessi problemi”  prende il posto della famiglia che anzi, nella scala dei valori, subisce un vero e proprio bombardamento (vi ricordate di Laing e Cooper?); e l’azione Politica scavalca il Lavoro nella scala dei valori: per molti anzi le due cose si sovrappongono.
Nessuno si chiede più cosa fare per rendere attuali i valori della società industriale: semmai ci si chiede perché (know why) realizzarli. La società intera si chiede le ragioni del suo essere e la direzione del suo modificarsi.
Nell’enorme frastuono della Frantumazione le dinamiche psicologiche riguardano il rapporto fra conflitto e repressione: quanto di entrambi è accettabile e come gestire i superamenti di soglia? Prevale una Cultura del Collettivo, le cui forme sono diverse, ma la cui radice è fin troppo simile a quella di Coppia: all’IO-TU si sostituisce un IO-NOI indifferenziato, sempre fondato sul pensiero binario e lineare. Il sentimento emergente è quello del Presente (ricordate “Paradise Now?), del “qui e ora” e del “tutto e subito”, dove il progetto è assente come la memoria. La dinamica prevalente, che lambisce i tanti frantumi, è quella del Potere-Dominio: chi starà sopra e chi sotto? Chi controllerà la ricomposizione dei cocci?
Il senso di colpa non è stato annullato dalle barricate, ma si accompagna a posizioni di tipo persecutorio: i cattivi sono loro! Ma in una situazione di dis-funzione cattivi finiscono per essere tutti per tutti: e il risultato è una insicurezza insopportabile.
I pericoli o meglio i danni prodotti dagli anni Settanta, insieme ai non pochi vantaggi, sono noti a tutti: la liberazione di un Es represso o sublimato per un paio di secoli, non ha prodotto solo liberazione e creatività, ma un potenziale distruttivo che è sfociato in parte nel caos sociale e in parte in milioni di crisi esistenziali.

Nello scenario degli Anni Settanta la capacità di lottare diventa cruciale. Per cambiare, contrapporsi, contrattare o conservare, la lotta è l'esercizio sociale più diffuso e dunque la capacità più necessaria. Le forze emergenti evidenziano come prioritaria anche la "capacità di immaginazione", intesa spesso come fantasia e come sogno.
Dopo la dipendenza e le delega, peculiari capacità dell'epoca precedente, diventano prevalenti la controdipendenza e la capacità di partecipare: al rispetto delle regole si sostituisce la capacità di interpretare regole.
In termini di pensiero perdura il sistema bianrio lineare, semmai rovesciato nel segno: nei Settanta i giovani erano la futura classe ora sono antagonisti; gli adulti e gli anziani prima erani i depositari del sapere, negli anni Settanta diventano "quelli di cui diffidare". La capacità di gestire le organizzazioni e la razionalità diventa secondaria rispetto alla capacità di "gestire il territorio" (mitica struttura materna e fusionale) e "gestire il corpo e le emozioni".
Sulla capacità di apprendere, messa ora in discussione da quei professionisti dell'apprendere che sono gli studenti, prevale la capacità di criticare e mettere in crisi.
Alla capacità di intervenire sui problemi, si sostituisce la capacità di analizzare e interpretare i problemi. L'azione di cambiamento sociale che prende il posto del comando è la terapia, a livello istituzionale (per guarire le malattie organizzative) ed a livello individuale (per sanare le crisi esistenziali dilaganti).

Dagli anni Ottanta

La società muta in base a milioni di variabili, ciascuna delle quali muta impercettibilmente ogni giorno. E' impossibile osservare il punto di catastrofe, ma si avverte quando lo scenario è cambiato. E gli anni Ottanta hanno segnato mutamenti vistosi, anche se dovremo aspettare più di un lustro per individuare gli eventi precipitanti. Anche questo passaggio tuttavia può essere intravisto in certe contraddizioni dei Settanta. Un periodo fondato sul valore della Rivolta e dell'Antagonismo non può accettare di scivolare nel codice materno di uno Stato Assistenziale avvolgente e vampiresco. Allo stesso modo, come possono milioni di uomini forniti di skills per un sistema sociale rassicurante e piramidale accettare per lungo tempo il vissuto della trincea? Nè poteva resistere una società fondata sulla morale individuale, dunque sul piacere in senso lato, e simultaneamente sulla valorizzazione delle diversità e degli affetti, dunque sulla solidarietà.
Non sappiamo come nè quando, ma ci rendiamo tutti conto che l'immagine circolante della società è diventata quella di un Labirinto ed anche quella di un Arcipelago o di una Galassia.
Il Labirinto è a percorsi circolari, con poche vie d'uscita, e con strade che ritornano a confondere che le percorre. E' la sensazione che ci danno sia la Scienza che la Morale. Come se avessimo percorso sentieri senza sbocco e dovessimo tornare indietro, per ritentare nuovi vicoli ciechi, a centinaia. Come se dovessimo ripensare agli ultimi vent'anni, e fose più, per capire a quali incroci abbiamo scelto la strada sbagliata.
L'Arcipelago e la Galassia, insiemi di isole o costellazioni, offrono l'immagine di una frantumazione non più sub-atomica ma molecolare. Micro-sistemi diversi ma potenzialmente cablabili ed aggregabili in un nuovo sistema unitario. Per ora prevale una visione di isolamenti, di incomunicabilità e di Babele linguistica; di corporativismi e di guerriglie fra isole e costellazioni diverse. Ma qua e là appaiono alcuni ponti; navi di contatto e individui con doppie appartenenze. Sono solo sintomi di una possibile Nuova Sintesi: ma sintomi che vale la pena di incentivare, perché l'alternativa sarebbe solo una nuova Piramide, di stile imperiale.
Lo scenario post-industriale, che già si intravede negli anni Ottanta, è caratterizzato da una molteplicità di scienze e morali, dove convivono revivalisti ed evoluzionisti, materialisti ed esoterici, alchimisti ed ingenieri genetici; da una ricerca di nuovi linguaggi scientifici, mediante intersezioni disciplinari; da un graduale primato della coscienza su quello della scienza o della conoscenza.
I valori emergenti afferiscono, più che una morale tradizionale o individuale, ad una morale comunitaria, cioè fondata sul gruppo di interesse (sia esso professionale, hobbystico , ideologico o geografico), in una sorte di "codice fraterno": sembra emergere il valore della diversità ("essere se stessi") e della professionalità ("know how"), quello della negoziazione e della intersoggetività. Laddove dominanti erano il Privato o il Pubblico gli Ottanta propongono il Sociale; dove dominavano il Lavoro o la Politica, ora prevale il Tempo Libero.
Le dinamiche psicologiche prevalenti riguardano il dilemma separazione/connessioni. Individui e gruppi oscillano fra il desiderio di ricerca e di identità, e quello di comunicazione e integrazione. In sostanza, è la dinamica relazionale quella emergente, non tanto in termini interpersonali quanto in termini intergruppali. Ed è proprio la Cultura di Gruppo, unita ad un forte Sentimento del Futuro, quella che sembra impregnare questo fin de siecle.
Il senso di colpa ha minore peso, ma aumenta l'incertezza per la con-fusione e dilaga l'angoscia, almeno fra coloro che non sono nell'onda dell'ottimismo "reaganiano".
Ed è proprio l'angoscia, una paura generalizzata e senza oggetto, la radice psicologica delle possibili patologie del Terzo Millennio. Di fronte alla complessità crescente ed alla assenza di valori universali, i gruppi possono isolarsi e diventare chiusi, particolaristici e corporativi. Questo impedirebbe l'instaurarsi di cooperazioni pattizie e di connessioni sinergiche, che sono essenziali per il governo dei sistemi ipercomplessi e favorirebbe l'emersione di un nuovo governo imperiale. Un Nuovo Impero che ricostruirebbe una integrità sociale ripristinando una piramide, ma ad un angolo più acuto di quella degli anni Sessanta.
La questione delle skills diventa cruciale. Non vi è dubbio che lo scenario produttivo ed esistenziale dell'Evo Post-industriale sia molto complesso: si apre un'epoca in cui vivere e produrre sarà molto più difficile di quanto non fosse negli anni Cinquanta. E non si tratta di difficoltà tecniche che aumenteranno, ma solo per minoranze ristrette, quanto di difficoltà della convivenza sociale organizzata. Una difficoltà che si può riassumere nei termini di complessificazine e trasformazione e che richiederà sempre più a tutti un salto di qualità nella "capacità di contenere l'ansia". In modo assai sintetico possiamo dire che si richiede un rafforzamento generalizzato dell'Io, come sola carta per il governo articolato dell'arcipelago. L'alternativa sarà davvero sempre più simile al mondo orwelliano con più tecnologia, più ristretta elite, più repressione.
L'uomo dell'Evo della Luce, dell'Informazione e del Loisir dovrà caratterizzarsi per la sua creatività e la capacità di esplorazione, perchè il mondo occidentale è alla ricerca di una rifondazione senza modelli: occorre reinventare la scienza e la morale, il linguaggio e i sistemi organizzativi. E non occorre aspettare il 2000 per convincersi che già oggi servono milioni di uomini capaci di reinventarsi il modo di vivere.
A questi uomini sempre più si chiede una capacità di "differenziarsi ed articolarsi", cioè di "funzionare al plurale" con ruoli plurimi, in spazi diversi e tempi sovrapposti. Diventa cruciale la capacità di essere indipendenti (nel giudizio, nel lavoro, nella vita privata) e interdipendenti, cioè connessi. Questo implicala capacità di comunicare attraverso codici multipli e flessibili, e di negoziare in situazioni "istituenti" più che "istituite". Gli individui devono rivoluzionare il loro modo di pensare passando dal pensiero binario e lineare al pensiero multiplo e circolare, indispensabile per la gestione di sistemi ma anche per la semplice azione nei sistemi.
Se prima era richiesta agli individui la capacità di gestire la razionalità organizzativa o la emotività del conflitto, gli anni Ottanta chiedono la capacità di "gestire le possibilità", cioè il Progetto e il Potere. In sintesi, si chiede agli individui di dilatare le proprie competenze nel Tempo (progetto) e nello Spazio (potere).
Saper apprendere ad apprendere diventa competenza basilare così come saper prevenire.
In questo quadro è intuitivo come lo strumento principale per il cambiamento negli anni Ottanta sia la Formazione.

FINO ALLA FINE DEI SESSANTA
ANNI SETTANTA
DAGLI OTTANTA IN AVANTI
IMMAGINI DELLA SOCIETA'
* piramide
* strada/scalinata
* frantumazione
* trincea
* labirinto
* arcipelago/galassia
VALORI DOMINANTI

* morale tradizionale: lavoro, famiglia, chiesa
* privato
* codice paterno
* principio di autorità
* scienza
* omologazione ("essere come")
* progresso scientifico
* oggettività
*know what- consenso sui fini

* morale individuale: comuni, gruppi alternativi, piacere
* pubblico
* codice materno
* ribellione -antagonismo
* conoscenza
* divergenza ("essere contro")
* emozioni-affettività
* soggettività
*know why- crisi
* morale comunitaria: tempo libero, fitness, comunità di intervento
* sociale
* codice fraterno
* negoziazione
* coscienza
* diversità ("essere se stessi")
* ricerca di nuove sintesi
* intersoggettività
* know how- professionalità
DINAMICHE PSICOLOGICHE
* conformismo vs. devianza
* cultura di coppia
* sentimento del passato
* dinamica appartenenza (dentro/fuori)
* senso di colpa e posizione depressiva
* fusione-sicurezza
* repressione vs. conflitto
* cultura del collettivo
* sentimento del presente
* dinamica del potere (sopra/sotto)
* senso di colpa e posizione persecutoria
* dis-fusione - insicurezza
* separazione vs. connessioni
* cultura di gruppo
* sentimento del futuro
* dinamica relazione (vicino/lontano)
* incertezza
* con-fusione - angoscia
SKILLS, COMPETENZE NECESSARIE
Capacità di:
* adattamento
* integrazione
* dipendenza
* dare-ricevere delega
* pensiero binario-lineare
* gestire organizzazioni
* gestire razionalità
* apprendere
* intervenire sui problemi
* comando
Capacità di:
* lotta
* immaginazione - fantasia
* controdipendenza
* partecipazione
* pensiero binario-lineare
* gestire territorio
* gestire corpo/emozioni
* criticare
* analizzare e interpretare
* terapia
Capacità di:
* esplorazione- creatività
* differenziazione - articolazione
* indipendenza- interdipendenza
* negoziazione
* pensiero multiplo- circolare
* gestire sistemi complessi
* gestire possibilità (progetti e potere)
* apprendere ad apprendere
* prevenire i problemi
* formazione
PERICOLI E PATOLOGIE
* massificazione
* stasi sociale
* repressione del potenziale


* distruttività
* caos sociale
* crisi esistenziale

* isolamento - corporativismo
* nuovo impero
* angoscia


Bibliografia

AA.VV. IMPARARE IL FUTURO, Mondadori, Milano, 1981
N. Cacace, LE OCCUPAZIONE DEL 2000, F. Angeli, Milano, 1986
J. Naisbitt, MEGATRENDS, Sperling & Kupfer, Milano, 1982
E. Spaltro, SOGGETTIVITA', Patron, Bologna, 1982
R. Vacca, IL RINASCIMENTO PROSSIMO VENTURO, Bompiani, Milano, 1986

* Estratto da IMPRESA E SOCIETA', Anno diciassettesimo, 31 marzo 1987, Roma, pag.9-13