OPERATORI DELL'AIUTO E NUOVO COLONIALISMO PREMESSA Col colonialismo, durato più di tre secoli, l'Occidente ha dominato e sfruttato molte aree del mondo. Iniziato con la scoperta delle Americhe, si è fondato sulla giustificazione ideologica della "civilizzazione" (i popoli conquistati erano per ciò stesso incivili) e della "salvezza" (con la conversione al cristianesimo). Salvo eccezioni, quando un impero coloniale è terminato, la principale eredità lasciata consisteva in subalternità, povertà, conflitti tribali. Talchè, il colonialismo formale basato sull'occupazione militare, una volta concluso, è stato sostituito da accordi economici e politici che durano tutt'oggi e che garantiscono alle potenze coloniali uno sfruttamento simile al precedente. Non è assurdo effermare che buona parte del progresso economico dell'Occidente si possa ascrivere, oltre che alla schiavitù e al capitalismo, alle dominazioni coloniali. In questo quadro politico-economico e militare, è interessante sottolineare l'aspetto psicologico che ha accompagnato il colonialismo. Il dominatore coloniale non si considerava un invasore, un aggressore, un potente ma un civilizzatore, un salvatore, un emancipatore. Spesso questa iper-valutazione del colonizzatore era condivisa dai colonizzati, secondo il classico schema psicologico del servo-padrone. Il padrone non ha solo più potere del servo, ma è anche migliore. Aldilà degli aspetti economici e politici, molti Paesi colonizzati hanno avuto pesanti ritardi nella costruzione di una coscienza nazionale e di una società civile in grado di rafforzarla. Ritardi che in parecchi casi perdurano tuttora. Oggi il colonialismo è formalmente esaurito quasi ovunque, ma sopravvive nella sostanza sotto la forma della subalternità economica. Le materie prime non sono più semplicemente sottratte, ma comprate a costi molti convenienti, con esborsi a ceti locali dominanti che in cambio garantiscono il perpetuarsi dello sfruttamento. In via teorica, l'ONU ha sancito l'autonomia delle singole Nazioni, e l'autodeterminazione dei popoli sembra un'idea universalmente acquisita, insieme a quella del libero mercato. In concreto, il libero mercato è contraddetto ogni giorno dai sistemi di protezionismo doganale che i paesi ricchi impongono ai Paesi poveri. Ma anche da sistemi più "creativi", che quasi tutti usano: l'Europa altera il mercato con l'agricoltura sovvenzionata, e la Cina risponde con la riduzione dei salari. Anche il colonialismo perdura, sotto nuove forme: le missioni di pace e le Ong. LE MISSIONI DI "PACE" Le cosiddette "missioni di pace" o di "esportazione della democrazia" sono la più evidente forma moderna del colonialismo. In pratica si tratta dell'invio di militari in Paesi nei quali esistono conflitti o esistono regimi sgraditi all'Occidente. Così come gli spagnoli portavano "la fede" per salvare le anime, e gli inglesi portavano la "civiltà" per emancipare dal primitivismo, gli Usa ed i loro complici portano la pace e la democrazia, con o senza la decisione dell'Onu. L'idea di fondo è la stessa: popoli che si considerano superiori, "aiutano" con le armi, popoli considerati inferiori. L'aiuto non è mai gratuito, e perlopiù richiesto da oligarchie locali, ma su questi dettagli non si sprecano parole. Il principio di autodeterminazione dei popoli e delle nazioni è costantemente calpestato in nome di un globalismo che viene usato a seconda dei casi. Per i diritti umani viene invocato, ma per i protocolli antinquinamento no. Per i diritti delle donne sì, ma per la libera immigrazione no. Per i diritti dei bambini sì, ma per la pena di morte no. L'intervento coloniale "armato" viene realizzato non solo in casi straordinari e "obtorto collo", ma abitualmente e con entusiasmo. Il militarismo è talmente rinvigorito da diventare opinione comune che inviare truppe a rischiare la vita significa "amare i soldati", e tenerli a casa vivi vuol dire "disprezzare le forze armate". Naturalmente l'intervento coloniale armato è frequente e quasi ovvio nei casi di Paesi considerati "diversi o inferiori". Nessuno ha mai parlato di inviare truppe Onu per dirimere la trentennale guerriglia irlandese o quella ancor più lunga dei paesi baschi. Nessuno propone di mandare soldati sul confine fra Israele e Palestina, o su quello fra India e Pakistan, o su quello fra Russia e Cecenia. Inghilterra, Spagna, Isreale, India e Russia sono "dei nostri", sono membri del club dei salvatori. Gli altri sono quelli che devono essere salvati, col nuovo colonialismo. GLI OPERATORI DELLA SOLIDARIETA' INTERNAZIONALE L'arcipelago di coloro che operano in ambito internazionale è praticamente inestricabile. Si va dai funzionari pubblici, ai prestatori d'opera privati ai volontari-missionari. Molti di costoro svolgono un lavoro efficiente ed efficace, ma anche teoricamente giustificato. Questo vale per tutti quelli che intervengono in casi di emergenze straordinarie (tipo Tsunami), tali che il Paese aiutato non può fronteggiarle da solo. Vale anche per coloro che prestano aiuto sanitario in contesti di guerra, a soccorso di entrambe le parti in conflitto. Il carattere di questi aiuti è quello della temporaneità ed eccezionalità. Fra questi operatori va tuttavia fatta una classificazione che renda giustizia e faccia chiarezza sui tantissimi elementi di retorica che accompagnano la solidarietà internazionale. Distinguere fra
volontari e "volontari"
Martiri
o sfortunati? Operatori coloniali
L'AIUTO E IL DISPREZZO L'ideologia
dello Stato e degli operatori dell'aiuto è quella di intervenire
per soddisfare bisogni di popolazioni in difficoltà. Questa oblatività,
come abbiamo accennato, non è quasi mai gratuita e nasconde un
odioso sentimento di superiorità. Nessuno Stato "avanzato"
accetterebbe di buon grado l'invio di volontari basiliani o indiani,
per la protezione dei bambini delle sue bidonville urbane. L'intervento
internazionale implica un certo grado di disprezzo per i Paesi fruitori
degli aiuti. Ma c'è un aspetto anche più sgradevole. Ed
è il disprezzo che tale intervento mostra verso i bisogni insoddisfatti
dei Paesi avanzati. Missioni militari e umanitarie hanno un costo economico
e di attenzione, che dovrebbero gravare su Paesi che al loro interno
hanno superato i principali problemi. Non è così. L'intervento militare o umanitario all'estero, quando non è straordinario e temporaneo non è solo un'affermazione di neo-colonialismo e di velato disprezzo per i Paesi aiutati, ma una dimostrazione di svalutazione dei problemi di quei concittadini che vivono anche peggio dei popoli "assistiti". NOTE 1) Il programma degli UNV (Volontari delle Nazioni Unite) offre a giovani qualificati e motivati lopportunità di realizzare interessanti esperienze professionali nei settori della cooperazione tecnica allo sviluppo, dellassistenza alle collettività locali, dellassistenza umanitaria e del reinserimento sociale e, infine, del Peace-building, dei diritti umani e dellassistenza e monitoraggio per le consultazioni elettorali. 2000 volontari di più di 130 diverse nazionalità operano in 140 paesi in stretto collegamento con lUNDP (Programma delle Nazioni Unite per lo Sviluppo) per lattuazione di progetti di varia natura (nel campo tecnico, economico, sociale, alimentare, sanitario...). Collaborano con governi, banche di sviluppo, ONG e con altre istituzioni internazionali come lUNHCR (Alto Commissariato delle Nazioni Unite per i Rifugiati), lUNICEF (Fondo delle Nazioni Unite per lInfanzia), lUNESCO (Organizzazione delle Nazioni Unite per lEducazione, la Scienza e la Cultura), lIFAD (Fondo Internazionale per lo Sviluppo Agricolo), lOIM (Organizzazione Internazionale per le Migrazioni) e il Dipartimento delle Nazioni Unite per le Operazioni di Mantenimento della Pace. I volontari percepiscono una indennità piuttosto bassa che varia da 750 a 1400 dollari mensili (Fonte). Vedi anche "Ideali e carriera" - Un lavoro nella cooperazione intenazionale (qui) 2) La carriera nelle Organizzazioni Internazionali (Fonte).....La retribuzione si compone di due elementi principali: il salario base e le indennità. I salari oscillano dai 27 mila dollari (al netto di tasse) di una posizione iniziale P1 ai 79 mila dollari (sempre netti) per un D2. In alcuni casi, ai funzionari sono garantiti dei benefit: dallaffitto della casa alla scuola dei figli. Poi ci sono i cosiddetti post adjustments, ulteriori indennità legate al costo della vita (come la variazione del tasso di cambio) della sede di lavoro. La correzione viene effettuata mensilmente e mira ad assicurare ai salari dellOrganizzazione parità di potere dacquisto in tutte le sedi. Gli aggiustamenti dipendono dal livello del funzionario e dal numero dei familiari a carico. Le informazioni sulla retribuzione sono contenute nelle stesse vacanze di posto. 3) Nel solo 1999 l'Istat censiva nel settore del volontariato internazionale circa 35.000 addetti e circa 1.000 miliardi di finanziamenti 4)
In occasione della giornata mondiale per la sicurezza e la salute, anche
l'Inail ha divulgato i suoi dati sulla situazione dell'Italia nel 2004.
Secondo l'istituto gli infortuni mortali nel nostro Paese sono in diminuzione,
anche se restano ancora vicini alla media di 4 al giorno. L'anno scorso
gli incidenti sul lavoro denunciati all'Inail sono stati nel complesso
938.613 (-1,4 per cento rispetto 2003), con circa 1.400 casi mortali
(-1,3 rispetto ai 1.418 registrati nel 2003). Il dato è ancora
provvisorio, spiega l'Inail, 'perché nel calcolo devono essere
compresi i decessi avvenuti entro 180 giorni dalla data dell'infortunio'.
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