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L'animazione moderna si
può considerare nata agli inizi degli Anni Sessanta. In questi
venti anni essa è stata praticata come azione volontaria, come
stile nuovo per professioni tradizionali e solo a fatica come PROFESSIONE.
Spessissimo si è trattato di una professione "sommersa", a
cavallo fra il precariato e il lavoro nero; considerata come tirocinio
per altre professioni più socialmente insediate o come occupazione
"transitoria".
A vent'anni dalla sua nascita, l'animazione è pronta a diventare
una professione a tutti gli effetti, anche se molti problemi devono
essere ancora risolti. Il fatto che l'animazione sia prossima alla
professionalizzazione si deve al progressivo aumento della domanda
sociale di animazione, in particolare nel variegato settore del "tempo
libero".
È ormai acquisito che le strutture sociali, economiche, culturali,
ricreative o sportive non possono di per sé riuscire a soddisfare
i bisogni per i quali sono sorte. Insediamenti turistici e Centri
Giovanili, comunità terapeutiche o assistenziali, circoli culturali
urbani e organizzazioni volontarie ricreative, impianti sportivi e
strutture scolastiche HANNO LA NECESSITA di ANIMATORI che con professionalità
facciano "vivere" le strutture e gestiscano programmi efficaci per
gli utenti. L'animazione socio-culturale e socio-ricreativa è
sempre più considerata indispensabile sia per la crescita della
popolazione sia per la prevenzione del disagio, della devianza e della
emarginazione.
La domanda sociale è dunque forte ed in costante progressione,
ma perchè la professione dell'animatore diventi veramente tale
occorre affrontare alcuni problemi.
Il primo è quello della FORMAZIONE PROFESSIONALE. A tutt'oggi,
consta che solo la Lombardia abbia awiato un corso annuale riconosciuto
per la formazione di animatori. È necessario valorizzare l'animazione
come una delle nuove professioni e promuovere Corsi riconosciuti in
ogni regione. In parallelo con la formazione è necessario una
LEGISLAZIONE regionale e nazionale, che garantisca agli animatori
sbocchi professionali TUTELATI. In particolare le Regioni possono
legiferare affinchè le organizzazioni che assumono animatori,
li scelgano fra coloro che hanno un diploma specifico. Il terzo nodo
è quello SINDACALE. Il sindacato deve rappresentare e tutelare
questa nuova professione che fra l'altro contribuisce alla riduzione
della disoccupazione giovanile, intervenendo nei casi più macroscopici
di sfruttamento. È a tutti noto che molte grandi organizzazioni
fondano i loro profitti proprio sui contratti degli animatori.
Infine, occorre affrontare il problema dell'ASSOClAZIONISMO o dell'AGGREGAZIONE
degli animatori, i quali non possono sperare in una crescita professionale
se non superano le attuali divisioni, i particolarismi ed i settarismi
oggi tanto frequenti.
Il gruppo di lavoro su questo tema sarà invitato ad approfondire
questi argomenti, ed altri connessi alla PROFESSIONALITÀ.
* Estratto da ANIMAZIONE
SOCIALE, n.31, maggio-agosto 1986
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